Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava.
Ed erano stupiti del suo insegnamento:
egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo
posseduto da uno spirito impuro
e cominciò a gridare, dicendo:
«Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?
Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!».
E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore,
tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo?
Un insegnamento nuovo, dato con autorità.
Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
cf. Mc 1,21-28
CREDERE!
Ripensando il nostro essere cristiani
Ogni volta che leggiamo il vangelo ascoltiamo una parola di autorità, la parola di Colui che ha il potere di mettere in discussione la nostra vita e chiamarci in causa sulla nostra fede.
È ciò che ci ricorda Marco in questo brano presentando la figura di Gesù come di un Maestro diverso da tutti gli altri. Non dice il contenuto del suo insegnamento, ma afferma che non insegna come gli scribi, è ben diverso da loro! Gli scribi, esperti nella Torah, ripresentavano ai loro discepoli ciò che avevano imparato a loro volta, con l’aggiunta di commenti appropriati. Gesù invece, ci dirà Matteo nel suo Vangelo riportando brani della sua predicazione (cfr. Mt capp. 5-6), insegna una dottrina nuova. Può farlo perché l’ha ricevuta dal Padre (Gv 8, 28: «come mi ha insegnato il Padre, così io parlo»). E questo potere di pronunciare parole nuove che impressionano chi ascolta, è confermato dal potere di cacciare i demoni e di guarire gli infermi. Non era certo questo il compito di un Maestro! Gesù è ben di più e, piano piano, lo rivela a chi è disposto a “vedere”.
Può sorprenderci la reazione che tutto ciò provoca nei suoi interlocutori; si impressionano, rimangono turbati e sono presi da spavento. Può sembrare una reazione inadeguata. Dinanzi ad un modo di insegnare che affascina e conquista e ad un grande prodigio qual è l’esorcismo, invece di essere entusiasti sono spaventati. È una reazione che spesso (se non sempre) accompagna le grandi manifestazioni di Gesù nel Vangelo di Marco (cfr. 5,15; 9,6; 9,32; 10, 32; 16,5.8). Non a caso. L’evangelista provoca i cristiani a cui indirizza il suo scritto ponendo in evidenza la responsabilità e la serietà della fede. Non è cosa di poco conto: impegna la vita in modo definitivo, senza scampo. Possono averne paura!
Di fronte alla “necessità” di credere in Gesù, i discepoli sono spaventati.
Questo brano all’inizio del Vangelo già introduce il grande tema della “paura”. Paura di credere, di mettersi in gioco con Gesù sapendo che ci prende sul serio. Perché se è vero quello che ascoltano e vedono allora è vero che Egli è il Figlio di Dio, non un maestro come gli altri, e allora và preso sul serio tutto ciò che egli dice e opera, anche l’annuncio della croce e delle sue conseguenze nella vita dei credenti.
E noi? Siamo capaci di lasciarci impressionare da ciò che il Vangelo ci propone? Oppure diamo tutto per scontato o, ancora, pensiamo che siano cose accadute alla gente di quel tempo e le ascoltiamo quasi fossero storie edificanti da sentire con devozione e rispetto?
«Che è mai questo?»: è una domanda che dovrebbe abitare anche il nostro cuore e inquietarci, di fronte alla figura di Gesù come ce lo presenta il Vangelo.
Allora dobbiamo ripensare il nostro modo di credere.