icona di Pierre Claverie e i 18 compagni,
martiri di Algeria

N.B. in basso a destra Mohamed Bohakiki, autista musulmano di Claverie


La mia chiesa non mi dice
qual è il legame tra il Cristo e l’islam.
E vado verso i musulmani
senza sapere qual è questo legame.

Ed ecco, che quando Maria arriva,
è Elisabetta che parla per prima.
Ma non è completamente esatto

perché Maria ha detto ‘As salam alaikum!’.
E questa è una cosa che possiamo fare!
Diciamo la pace:

la pace sia con voi!
E questo semplice saluto

ha fatto vibrare qualcosa,
qualcuno in Elisabetta.
E nella sua vibrazione,

qualcosa si è detto…
che era la buona novella…

Christian De Chergé,
monaco di Tibhirine,
martire di Algeria


SOLIDALI ACCANTO ALL’AMICO MORENTE
i 19 martiri di Algeria

L’8 dicembre 2018, ad Orano, sono stati beatificati – prima volta in terra musulmana – 19 martiri… uomini e donne di Dio che nel ventennio della guerra coloniale hanno deciso di restare in Algeria, accanto ai loro fratelli musulmani.

Il dialogo, il rispetto reciproco e la continua ricerca di Dio, in un legame di fede e di amore profondo, li hanno portati alla morte, consapevolmente.
Pierre Claverie il 1° agosto 1996 viene ucciso con il suo autista musulmano, Mohamed Bohakiki, sulla soglia della cappella del vescovado di Orano. Ultimi di una lunga serie di assassinii.

“La morte tragica dei beati Pietro Claverie e dei 18 compagni martiri
è un seme sparso nei momenti difficili, fecondato dalla sofferenza,
che porterà frutti di riconciliazione e di giustizia”.

card. Giovanni Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle cause dei santi

Pierre Claverie nasce ad Algeri l’8 maggio 1938. Compie i suoi studi in Francia, entra nell’Ordine Domenicano. Ha idee politiche sul suo paese che verranno presto scardinate, anche grazie alla maggior conoscenza e presa di consapevolezza della realtà.
Vero pied-noir, cioè algerino di origine francese, fino ad allora non ha avuto per niente chiaro il tessuto sociale del suo Paese; dirà egli stesso:

La mia è una doppia vocazione: una “vocazione algerina” e una vocazione domenicana. Cronologicamente e come substrato di base, la vocazione algerina è antecedente: sono nato ad Algeri, sono giunto alla fede nel pieno della guerra. Dopo un’infanzia felice, accompagnato da due genitori meravigliosi […], ho dovuto assistere impotente al crollo del mondo in cui ero cresciuto. […]
Tutto quello che avevo vissuto e appreso, tanto nelle scuole quanto in chiesa, ciò che ritenevo giusto e buono è stato rimesso in discussione dall’emergere del nazionalismo algerino […]. Come avevo potuto vivere ignorando quel mondo che esigeva d’essere riconosciuto nella sua identità e dignità? Come avevo potuto ascoltare così spesso nelle chiese le parole di Cristo sul prossimo da amare come amiamo Lui, senza aver mai incontrato l’altro che si affacciava al nostro piccolo universo come un intruso? […]

Alcuni confratelli avevano già preso posizio­ne nel corso della guerra e mi aiutarono ad andare oltre la mia ignoranza e le mie paure. A quel punto provai la sete di capire come avevamo potuto vivere, e vivere da cristiani, senza neanche porci il problema dell’altro…

La “bolla coloniale” in cui visse la sua giovinezza scoppia… e si trova a vivere – e a scegliere di vivere – spendendosi nel dialogo e nella ricerca della verità, mai pienamente posseduta e sempre condivisa. Partecipa profondamente al dibattito sociale e politico sulle “linee di frattura” che segnano il futuro del suo paese; è dolorosamente presente al passaggio tormentato dall’Algeria coloniale all’Algeria algerina. Crede fortemente nella relazione e nel rispetto delle diversità. Questo, che egli vive come una chiamata di Dio sulla sua vita, lo porta a denunciare e ad esporsi pericolosamente, anche come vescovo.  Fu infatti nominato vescovo di Orano il 12 maggio 1981 e ordinato il 2 ottobre dello stesso anno. Motivò l’accettazione della nomina così: L’attentato contro Giovanni Paolo II; una Chiesa il cui capo può essere ucciso come qualsiasi altro uomo, mi interessa.
Come i suoi compagni di martirio, Pierre resta accanto ai suoi fratelli e sorelle di Algeria, cristiani e musulmani, forte della sua scelta radicale di Dio e del valore dell’amicizia.
Al suo funerale sono presenti cristiani e musulmani, tutti lo chiamano il “nostro vescovo”.

Tra i suoi ultimi scritti risuonano forti e decise queste parole:

Al seguito di Gesù, siamo inviati per essere servitori della Buona Novella di riconciliazione tra Dio e l’intera umanità. Tale ministero non ci pone come intermediari tra Dio e gli uomini, ma fa di noi dei mediatori interamente di Dio e interamente del mondo, con Gesù laddove la storia e il Regno di Dio confluiscono. E questo luogo di incontro è una Croce… […]
In Algeria siamo su un luogo di fratture: tra musulmani e musulmani, tra i musulmani e gli altri, tra Nord e Sud, tra ricchi e poveri… Ebbene, è proprio questo il posto della Chiesa, perché questo è il posto di Gesù. La Croce è la lacerazione di Colui che non sceglie una parte piuttosto che un’altra, perché se è entrato nell’umanità, non è stato certo per rifiutarne poi una parte. E allora è qui, e va verso gli ammalati, i pubblicani, le prostitute, i peccatori, i pazzi… va verso tutti. Si mette lì e cerca di tenere insieme i due estremi… La riconciliazione, quindi, si può fare solo pagandola cara, non la si fa con facilità, e può comportare, come per Gesù, questa lacerazione fra gli inconciliabili: un estremista e un kafir (infedele), non sono conciliabili; e allora, cosa scelgo? Ebbene, Gesù non sceglie. Ha detto: «Vi amo tutti»… e ne è morto.


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Siti internet di approfondimento:

Libri di approfondimento:

  • Monge, G.Routhier, Il martirio dell’ospitalità. La testimonianza di Christian de Chergé e Pierre Claverie, EDB 2018.
  • Candiard, Pierre e Mohamed. Algeria, due martiri dell’amicizia, EMI 2018.
  • J. Pérennès, Vescovo tra i musulmani. Pierre Claverie martire in Algeria, Città Nuova 2004.
  • Claverie, Un vescovo racconta l’Islam, Esd 2007.
  • Claverie, Lettere dall’Algeria, Figlie di san Paolo 1998.