La Parola di Dio
bandiva il timore e la consolazione.
Parola mormorata in silenzio
eppure risonante
fino a riempire la notte di dolenti suppliche.

I suoi occhi, molli del pianto della verità,
vedevano la Verità.
E la Verità,
sempre anelante di debolezza e di carne,
non esitò di vestire anche le sue delusioni
per l’indifferenza e l’imperfezione degli uomini.

La fede di Dio nell’uomo, se erompe,
rende vero un uomo.
Allora il cuore si accorda al battito di Dio;
lo spirito alla verità e la bocca al Vangelo,
offrendo a Dio la sostanza dell’uomo.

Domenico era quest’uomo.

«Dava la notte a Dio e il giorno alla gente».
“Nemo communior”, si diceva di lui,
con stupore sì tranquillo
da non potersene stupire.
Emmanuele, il Dio con noi e come noi.
Il banale involucro dell’infinito.

Prega, prega per noi, teoforo,
prega per noi peccatori.

Simone Tugwell OP


PREGARE IL ROSARIO

Questa preghiera è intensamente domenicana perché è una preghiera per la casa e per la strada. È una preghiera che costruisce la comunità e che, inoltre, ci sprona nel nostro cammino. E questa è una tensione fortemente domenicana. Noi abbiamo bisogno delle nostre comunità. Allo stesso tempo siamo predicatori itineranti, dobbiamo metterci spesso in cammino per predicare.
I dipinti che raffigurano l’Annunciazione rappresentano generalmente Maria nella sua stanza, di solito intenta alla lettura. È qui che la storia comincia, a casa. Ed è giusto, perché la Parola di Dio “venne ad abitare in mezzo a noi”.
Ma il saluto dell’Angelo non lascia Maria in casa. È venuto a turbare la sua vita domestica. Ella è spinta a compiere un viaggio che la condurrà prima alla casa di Elisabetta, poi a Betlemme, in Egitto, di nuovo a Nazareth, infine a Gerusalemme.
Quindi il Rosario è la preghiera di quelli che viaggiano, dei pellegrini come noi.
Ciascuna “Ave Maria” traccia il cammino individuale che ognuno di noi deve compiere, dalla nascita alla morte.
Le parole dell’Angelo promettono fertilità. È la benedizione di un nuovo inizio, la grazia della freschezza. Ogni volta che Dio si avvicina a noi possiamo essere creativi, possiamo trasformare, rinnovare…
Il Rosario invoca anche il tempo presente: “prega per noi peccatori, adesso…”. È il momento del nostro pellegrinaggio, quando dobbiamo andare avanti nel nostro cammino verso il Regno.
Di fronte alla morte, recitiamo il Rosario: “prega per noi… nell’ora della nostra morte”. È una preghiera per chiedere che, al momento della nostra morte, sapendo che noi da soli non lo potremo fare, Maria preghi per noi.
L’“Ave Maria” comincia con le parole dell’Angelo. Egli proclama l’essenza della predicazione: “Il Signore è con te”. Il cuore della nostra vocazione cristiana è racchiuso in queste parole rivolte idealmente a ciascuno di noi: “Il Signore è con te!”.
Inoltre, l’“Ave Maria” non ci parla soltanto di Dio; comincia dalla parola di Dio che viene rivolta a noi, che infrange il silenzio tra Dio e noi. Il principio di ogni cosa è la parola che sentiamo.
Spesso noi consideriamo la preghiera come lo sforzo che facciamo per parlare con Dio. La preghiera può sembrare una lotta per raggiungere un Dio lontano che, forse, non ci ascolta.
Questa semplice preghiera del Rosario ci ricorda che non è così. Noi non infrangiamo il silenzio. Quando parliamo, rispondiamo a una parola che ci è stata rivolta. Siamo introdotti in una conversazione che era già cominciata senza di noi. L’Angelo proclama la Parola di Dio. E questo crea lo spazio in cui noi, a nostra volta, possiamo dire: “Santa Maria”.
Questa preghiera proclama la Buona Notizia del Vangelo. Ci dona la Parola di Dio, una parola che echeggia nelle nostre parole, che vince il nostro silenzio e ci dà voce.
Nel Rosario non cerchiamo di pensare a Dio. Godiamo invece delle parole che un Angelo ha rivolto a ciascuno di noi: “Il Signore è con te”. Ripetiamo all’infinito queste parole con l’infinita esuberanza vitale dei figli di Dio che esultano per la Buona Notizia, il Vangelo.

 

cfr. Pregare il Rosario, di Timothy Raddcliffe op

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