Era un uomo che
piangeva molto.
Si vedeva scintillare
nelle sue lacrime un amore teneramente umano.
Umano perché divino.
E divino perché sgorgato dalla preghiera.
La Parola di Dio lo bruciava, divorante come un fuoco e vasta come l’abisso.
Non ha istituito un Ordine, ché lo ha piuttosto intimato: gli amici, loro malgrado, finirono per unirsi con lui.
E diede loro un Ordine da istituire.
Messaggero dell’amore di Dio, portatore di sofferenza e di speranza immensa.
Uragano e rifugio, versava torrenti di pace, nelle strettoie delle mezze verità ovattate,
delle convenienze mollicce e degli ardori spenti.
Chi giaceva da tempo nelle tenebre di sempre vedeva la possibile intrusione del giorno.
Tale fu Domenico.
Nessuno sfoggio di pietà bizzarra, semplice umanità.
Così semplice da non nascondere la rugiada della luce divina.
Simone Tugwell OP
DOMENICO
La sua storia
Nato a Caleruega nella vecchia Castiglia, verso l’anno 1170, è morto in Italia, a Bologna, il 6 agosto 1221, ed è stato sepolto «sotto i piedi dei suoi frati» secondo il suo desiderio.
Ad ottobre del 1203, è chiamato dal suo Vescovo Diego a seguirlo in una missione diplomatica, probabilmente in quella terra che oggi è la Danimarca. Per giungervi, da Osma in Spagna, attraversano il sud della Francia e lì incontrano l’eresia catara.
Un’esperienza intensa, sofferta, che apre il cuore e la mente di Diego e Domenico ad una nuova missione: la predicazione del Vangelo sull’esempio degli apostoli, in povertà e senz’altra potenza che quella della Parola di Dio.
Il primo frutto della predicazione di Diego e Domenico è la conversione di alcune donne catare che si riuniscono in comunità formando il primo monastero domenicano a Prouille, in Francia. Siamo nel 1206.
Lì è l’inizio dell’esperienza di vita contemplativa che si svilupperà in seguito, dando origine a molti altri monasteri in tutta Europa (Roma, Madrid, Bologna…). Si configureranno come parte dell’Ordine fondato da san Domenico.
Egli stesso si prende cura della formazione delle monache, vive con loro un’intensa fraternità fatta anche di piccoli gesti concreti che esprimono la sua sollecitudine e tenerezza di fratello e padre. Un esempio: Ai frati di Bologna (nel 1220), in favore delle monache Diana D’Andalò e le sue prime compagne, Domenico disse: “è assolutamente necessario fratelli costruire una casa per le suore, anche se per questo si dovesse soprassedere alla costruzione della nostra”.
Alla morte di Diego, Domenico rimane solo a predicare in quelle terre percosse dalla crociata contro l’eresia, promossa da Papa Innocenzo III.
A poco a poco, altri amici si uniscono a lui e nasce la prima comunità di frati, affiancata al monastero di Prouille. Instancabile, continua la sua opera di predicazione assieme ai suoi compagni, cogliendo in profondità il messaggio che l’eresia propone e riesce a ricondurre alla luce della verità molti che vi avevano aderito per un desiderio sincero di perfezione cristiana.
L’Ordine dei Predicatori – riconosciuto dalla Chiesa nel 1216 – riunisce così da otto secoli, uomini e donne che condividono l’amore di san Domenico per il Vangelo, la sua passione per la salvezza del mondo, la sua disponibilità alla chiamata di Gesù Cristo.