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“Nove modi di pregare
di san Domenico” –

La contemplazione in piedi

Nella vita comune
apostolica la
predicazione e
l’insegnamento devono
sgorgare
dall’abbondanza della
contemplazione

Costituzione Fondamentale
dell’Ordine dei Predicatori

 


Preghiera e contemplazione
Dal Capitolo Generale dell’Ordine a Providence


In alcune tradizioni religiose la vita contemplativa supponeva un rifiuto quasi totale del mondo e, per alcuni religiosi ascetici, un rigetto non solo dei loro familiari e amici, ma anche delle persone in generale, o perlomeno di quelle che sembravano essere dominate dalla debolezza o dalle passioni mondane.
Per fortuna però, la ricerca della contemplazione dei nostri predicatori e dei nostri santi domenicani più conosciuti, non é mai stata caratterizzata da questa specie di rigidità e di giudizio del mondo.
Penso che troviamo un buon esempio dell’approccio domenicano nella breve dichiarazione del frate anonimo di Saint Jacques a Parigi nel XIII secolo:

Tra le cose che un uomo dovrebbe vedere in contemplazione c’é il bisogno del prossimo,
e anche quanto è grande la debolezza di ogni essere umano.

Nella nostra tradizione quindi, l’autentico contemplativo, l’autentico apostolo non invoca la maledizione sul mondo dei peccatori. Ma consapevole della sua propria debolezza e identificandosi nei bisogni del mondo, il domenicano chiede a Dio la sua benedizione.

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Domenico era un uomo abitato non solo da una visione di Dio, ma anche da una profonda convinzione interiore dei bisogni degli altri. E fu agli uomini e alle donne del suo proprio tempo, ai suoi propri contemporanei, i cui bisogni accolse come una ferita nella sua preghiera, fu a loro che si preoccupò di comunicare tutto ciò che aveva appreso nella contemplazione.

Al centro stesso della vita di san Domenico c’era un profondo amore contemplativo di Dio – che era il primo e l’ultimo -. Ma leggendo tutti i primi racconti della vita di preghiera di Domenico, ciò che subito impressiona è il posto che accorda agli altri – agli afflitti e agli oppressi – nell’atto stesso di contemplazione.
In parte, questo vuol dire semplicemente che pregando, Domenico si ricorda d’intercedere per tutti coloro che sa di essere nel bisogno, e soprattutto per i peccatori.
Ma c’è un’altra cosa, una “grazia speciale” per usare un’espressione di Giordano.
La ferita della conoscenza che apre lo spirito e il cuore di Domenico alla contemplazione – che gli permette con una sorprendente vulnerabilità di sentire il dolore e il bisogno del suo prossimo -, non può spiegarsi soltanto con le numerose sofferenze di cui é stato testimone e che gli tornano in mente, né con la sua naturale compassione.

La ferita apostolica che Domenico riceve, che gli permette di agire e di predicare, è una ferita contemplativa.

Paul Murray OP