LA RISPOSTA ALLA MIA DOMANDA DI FELICITÀ

Daniela postulante

Eccomi qui, sono sr. Daniela. Ma non è che da sempre sono suora. Prima di arrivare a vestire quest’abito sono passati molti anni. Tutto ha preso maggiore consistenza a un campo estivo dei giovani della parrocchia che frequentavo assiduamente e in cui ero pienamente impegnata come animatrice dei ragazzi e responsabile della liturgia.
Avevo 19 anni, al rientro da quel campo estivo mi sarei iscritta all’università per studiare storia dell’arte. Ero felice di ciò che facevo e avevo dei sogni per la mia vita ma in quei giorni di ritiro e di amicizia è nata in me una domanda:
“Forse, Signore, quello che vuoi per me è la vita religiosa?”.

sr. Daniela novizia

Un dubbio che ha fatto vacillare tutti i sogni e che mi ha molto spaventata, ho iniziato l’università e cercavo disordinatamente di capire. Dentro di me facevo un gran rumore, cercando di distrarmi.
Che cosa faccio dei miei sogni?
Non posso essere semplice cristiana e fare da guida nei musei?
Che cosa ho di strano?

Ho interrotto il servizio in parrocchia

perché mi assorbiva troppo e mi rallentava nello studio,
perché non condividevo più certe linee,
perché alcune proposte mi parevano scialbe e limitate…
perché cercavo un alibi per fuggire da Dio e zittire queste domande.
Tutti questi tentativi di fuga non sono riusciti però a spegnere la mia inquietudine, ero sempre un po’ insoddisfatta, cercavo qualcosa di più profondo, una gioia più radicale, il senso della mia vita. Ma ero arrabbiata.

Ciò che ha ravvivato la brace che avevo in me, dopo 8 anni, sono state le parole di un sacerdote con cui parlavo per la prima volta che mi ha detto:
“Tu denunci il Signore perché sai che cosa vuole da te”
.
Queste parole mi hanno fatto arrabbiare ancora di più ma mi hanno anche aperto gli occhi e donato la forza per fare verità con me stessa e quindi ho detto a Dio:
“Se vuoi tormentarmi, andiamo sino in fondo”.  
Era chiaramente una sfida ma forse intuivo che ne andava della mia vita e ho scelto di dare spazio e tempo alla voce di Dio in me…
Ho conosciuto la Comunità e le sorelle e ho iniziato a farmi accompagnare e ad attendere.

sr. Daniela,
professa di voti temporanei

Nulla è stato fulmineo e chiaro da subito, però poco alla volta ho riconosciuto e capito che:

Dio, che credevo ASSENTE,
mi conduce e mi attende.

Dio, che credevo AVVERSARIO e BOICOTTATORE dei miei sogni,
non toglie niente alla mia gioia
ma piuttosto la allarga e la rende sempre più profonda,
oltre ciò che posso immaginare.

Dio, che credevo TROPPO ESIGENTE,
mi dona la possibilità di crescere
partendo da quello che sono e grazie a ciò che sono.

Dio, che credevo PERFETTO e DISTANTE,
mi ama e non si scandalizza o stupisce della mia debolezza,
si fa mio compagno e amico nella paura.

Dio, che credevo MUTO,
non mi abbandona
e ogni giorno mi dona la sua Parola
e l’amore delle sorelle e dei fratelli.

Questi i motivi per cui sono entrata in monastero e, seppur si siano un po’ modificati nel tempo, sono anche i motivi per cui resto e voglio donare a Dio la mia vita con tutta la mia disponibilità… aperta a tutto ciò che capiterà. Ho deciso di entrare in monastero e di provare a vivere come monaca perché quello che avevo conosciuto rispondeva alla ricerca di felicità che mi portavo nel cuore. Tutti i miei passi per arrivare sino ad oggi, mi hanno portato a capire che “non ho altro che Lui”, che Dio mi ama e io desidero dedicargli tempo, energia, attenzione, me stessa. E questo mi dà gioia. Così ho osato promettermi a Dio “fino alla morte”, non dichiarando altro che il mio legame a Cristo per sempre; la mia volontà a seguirlo nel quotidiano, appoggiandomi alla sua Fedeltà che è anche garanzia della mia.

Dio stesso, prima di me, si è messo in gioco e si è lasciato sfidare… 

Per Lui e grazie a Lui io posso stare nel silenzio, di fronte al non compreso e al dolore, anche con paura, ma senza fuggire. Con lui voglio collaborare, voglio mettermi accanto ai fratelli e alle sorelle che incontro. Con la mia preghiera di intercessione mi voglio mettere accanto a coloro che non conosco e molto probabilmente non conoscerò mai, ma che hanno bisogno di un’amica accanto che con loro si affidi a Dio e alla sua tenerezza provvidente.
Per questo ho fatto voto di obbedienza, mettendo le mie mani in quelle della Priora. Mi consegno alle sorelle, correndo il rischio di fidarmi completamente, volendo superare le paure e abbattere i giudizi per vivere la riconciliazione e la comunione, nella carità aperta a tutto e a tutti e nella condivisione dell’essenzialità e delle vulnerabilità.

consegna dell’anello durante la Professione solenne

La professione solenne non è un traguardo di perfezione… forse è solo mettere un punto, ma di domanda; e volerci restare:
“Chi sei Signore? Come ti riveli a me? Come posso farti conoscere e incontrare?”

sr. Daniela op 













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